Greta Viola e il romanzo “Shine”

Un urban fantasy avvolgente che intreccia amore, mistero e poteri soprannaturali. Greta Viola ci porta nella Los Angeles del 1997, dove Shine e Camille si incontrano e si ritrovano anni dopo, uniti da un legame profondo e da una serie di eventi oscuri che cambieranno tutto.

Un caro saluto a te, Greta. Il romanzo “Shine” è nato da un lampo di genio o da una lunga elaborazione?

Inizialmente c’è stato il lampo di genio, se così possiamo definirlo: sapevo di voler raccontare la storia di questo ragazzo fuori dal comune (Shine, per l’appunto); una storia in cui ci sarebbero stati senz’altro elementi di cui mi piace sia scrivere che leggere – come l’introspezione, i sentimenti e il mistero.

Tuttavia il lampo di genio necessita poi di un grande lavoro di “costruzione”: l’ispirazione dà vita alle fondamenta della storia, ma l’elaborazione è essenziale per portare a termine il lavoro e far coincidere tutti i pezzi del puzzle.

Molte persone vorrebbero scrivere e pubblicare un libro, ma in tanti accantonano il progetto perché quel “lampo di genio” rimane fine a se stesso, a volte non si ha la capacità di elaborarlo. Il segreto invece sta proprio nel “buttare giù” qualsiasi tipo di idea; non bisogna lasciare la pagina bianca solo perché a volte ci si blocca e ciò che scriviamo non ci piace abbastanza.

Come mai hai deciso di mescolare il romance al genere investigativo e fantastico? Quali sono i punti di contatto?

Sono cresciuta con Harry Potter e con Twilight… quest’ultimo in particolare è stato la ragione per cui ho ripreso a scrivere. L’elemento fantastico mi piaceva sin da bambina, poi con Twilight ho scoperto che anche il romance – se mescolato ad altro – mi piaceva molto. La parte poliziesca all’interno di “Shine” è forse più marginale rispetto a questi altri due elementi, tuttavia è comunque importante per lo svolgimento della storia.

Con il suo dono soprannaturale, Shine non poteva che essere un detective!

Credi che la fragilità sia una componente fondamentale, all’interno del romanzo? Le vere emozioni vengono a galla nei momenti più difficili?

Credo sia importante mostrare personaggi autentici, perché spesso mi è capitato di leggere storie in cui i personaggi risultavano finti e artefatti. I miei personaggi sono imperfetti, commettono errori, affrontano i momenti difficili senza paura di mostrarlo. E forse è proprio in questi momenti che, per l’appunto, emerge la loro autenticità.

Camille, la mia protagonista femminile, non è né una super donna né tantomeno una “Mary Sue”. Al tempo stesso Shine non è il classico protagonista che ci si aspetterebbe in un urban fantasy: non è un bad boy, ma un ragazzo apparentemente forte che nasconde molte fragilità e insicurezze.

Dal punto di vista stilistico, come descriveresti la tua scrittura?

Credo, basandomi anche molto su ciò che mi è stato detto da chi ha letto il libro, di avere una scrittura scorrevole ma al tempo stesso elaborata. Personalmente, non amo molto i libri con capitoli lunghi: mi fanno perdere la concentrazione e non riesco a leggerli tutti d’un fiato, perciò ho scritto “Shine” esattamente nel modo in cui piacerebbe a me leggere un libro: capitoli non eccessivamente lunghi, che sanno fermarsi al punto giusto per mantenere viva la curiosità del lettore.

Forse la lunghezza di “Shine” può spaventare, ma essendo suddiviso in Parte Prima e Parte Seconda è come se fossero di fatto due libri in uno. Non male non dover aspettare un eventuale sequel per sapere come va a finire, no?

amzn.eu/d/0c4H2otq