Un album che celebra la forza della musica come strumento di emancipazione e autoaffermazione

Con Free Hands, i Melty Groove ci offrono un album che va ben oltre la semplice raccolta di canzoni. È un’opera che parla di libertà, di autoaffermazione, di quella forza che scaturisce dal profondo e che non ha paura di mostrarsi. Ogni traccia dell’album è una riflessione su come la musica possa servire da veicolo per esprimere ciò che non sempre si riesce a dire con le parole, ma che è indispensabile per comunicare la propria identità.
In apertura “Seven” ci trasporta in un’atmosfera urbana, oscura e misteriosa. La sensualità del tema trattato si riflette nel groove, che è lento e ipnotico, proprio come entità nell’ombra. La canzone non è solo un inno al femminile, ma un vero e proprio viaggio sensoriale, che sdogana il diritto di esprimere desideri e emozioni senza paura.
“Breathing” è una narrazione musicale complessa. La frenesia della vita moderna, le difficoltà e i sacrifici sono raccontati attraverso un sound dall’alone di qualche anno fa ma con una fresca contemporaneità. Immaginiamo una strada tortuosa, dove la ricerca dell’equilibrio è ostacolata da difficoltà, ma è la musica il filo conduttore che permette di andare avanti.
“Have no fear” rende l’atmosfera più solare e positiva. Il brano esalta l’essere se stessi, senza paura del giudizio altrui. Il funky è sicuramente la scelta perfetta per accompagnare questo messaggio di speranza e positività e il ritornello orecchiabile è un invito a lasciarsi andare e a vivere senza paura.
La cover di “Amore che vieni, amore che vai” è una delle trovate più brillanti dell’album. La band prende un classico della musica italiana e lo trasforma in qualcosa di completamente nuovo, una fusione tra il rock progressivo e la musica etnica. Il brano si arricchisce di sonorità che spaziano dal mediterraneo all’oriente, creando un’atmosfera unica che dona una nuova vita al pezzo di De André.